
Intervista a Daniela Di Sora - kosmomagazine.it
Kosmo Magazine incontra Daniela Di Sora, fondatrice della Voland, che ha dato un grande contributo all’editoria italiana.
La casa editrice è stata ospite del Lungomare di Libri, curato dal Salone Internazionale del libro di Torino, Città di Bari e Regione Puglia. Qui racconta la nascita di una realtà editoriale che, dal 1994, si è fatta spazio in un mondo complesso e pieno di difficoltà .
La casa editrice Voland è una realtà editoriale specializzata in libri di letteratura straniera ma in particolare slava. Qual è stata la più grande sfida di proporre agli italiani dei volumi appartenenti ad altre Terre? Quale riscontro c’è da parte dei lettori italiani?
La sfida è totale, e anche Amelie Nothomb è stata all’inizio una sfida. Quando ho pubblicato il suo primo libro è stato quasi ignorato, e ci abbiamo messo 4-5 anni per renderlo popolare. Evidentemente per una casa editrice piccola e indipendente, non è facilissimo imporre un autore. Pian piano, con metodicità e perseveranza, credendo fortemente in uno scrittore, a volte si riesce però ad imporlo ai lettori. Io non ho ricette infallibili, perché altrimenti le adopererei per tutti gli autori, ma so che pian piano la determinazione paga.
A suo parere, questa difficoltà può dipendere dal fatto che in Italia ci sono sempre meno lettori?
Questo è naturalmente un dato fondamentale. In Paesi come la Germania e la Francia, dove il numero di lettori è parecchio più alto rispetto all’Italia, il sistema è più facilitato. In Italia ci sono troppe uscite annuali per un parterre di lettori quasi inesistente. Sono due i problemi che configgono tra di loro: pochi lettori e troppa produzione.
Perché in Italia i dati sono inferiori rispetto agli altri posti del mondo?
C’è un sistema editoriale che non aiuta la diffusione di libri nelle librerie e nelle scuole; ormai mancano le biblioteche negli istituti. Non c’è una proposta attiva per invitare le persone alla lettura. Il sistema distributivo – così com’è concepito in Italia – non paga troppo: le librerie indipendenti soffrono molto, e spesso sono realtà piccole e non hanno nessun aiuto da parte dello Stato. La situazione peggiora di anno in anno e non ci sono margini per fare una vera ricerca. Io mi ritengo fortunata con autori che hanno incontrato il favore del pubblico e che mi restano fedeli.
La Voland è nata nel 1994, poco più di 30 anni fa. Com’è cambiato il mondo dell’editoria da allora? Vede più possibilità per gli autori emergenti?
La mia è stata incoscienza pura e semplice; non sapevo come fosse fatto il mondo dell’editoria. Lavoravo come traduttrice per varie case editrici, e all’inizio volevo pubblicare solo autori slavi come indica il nome della casa editrice. Ho imparato sul campo alcune dinamiche con alti e bassi; abbiamo vissuto momenti molto difficili e nonostante questo restiamo da oltre 30 anni. All’epoca, aprire una casa editrice nel 1994, è stata un’esigenza politica.

In quel periodo è sceso in campo Silvio Berlusconi. L’idea di fondo era di agire con la cultura a una visione politica che non condividevo: immaginavo che la cultura potesse portare sbocchi migliori. L’importante è credere che la cultura non sia affannaggio di una classe sociale, di chi muove le leve del potere. Che la cultura diffonda partendo dal basso; questo era il tentativo della Daniela di 30 anni fa.
Quanto è aperta la Volant agli autori emergenti? Siete alla ricerca di nuovi talenti?Â
Noi pubblichiamo circa 24 titoli in un anno, proprio in opposizione alle famose 80.000 novità all’anno di cui parlavamo prima. Poiché vengo dal mondo della traduzione, di questi solo 4-5 sono italiani. Scegliamo gli autori esordienti con cura e passione; ci arrivano tanti manoscritti e noi non consideriamo il fatto che siano emergenti. Per me la cosa fondamentale è che il libro mi sembri dire qualcosa di interessante e nuovo. Io sono una lettrice prima che un’editrice. Non ci basiamo sulla già acquisita notorietà di uno scrittore e cerchiamo di fare delle scelte valide.
Negli ultimi anni, si è fatto sempre più spazio l’avvento delle tecnologie. Molti lettori preferiscono i supporti digitali piuttosto che libri cartacei. Voi come avete affrontato questo cambiamento?
Da sempre pubblichiamo anche gli ebook; io personalmente preferisco la carta, e questo è purtroppo un limite. Tanti anni fa, ho fatto disegnare una font che si chiama Voland e noi stampiamo i libri con quella font. Per me la carta scelta per i nostri libri, l’impostazione grafica, i caratteri e l’inchiostrazione sono fondamentali.