Come un castello di sabbia che perde i suoi granelli più puri


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I due volti di una vita
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C’è un momento nella vita di tutti noi in cui ogni cosa sembra appartenere a un infinito puzzle, i cui pezzi sono confusi e senza un chiaro ordine.

C’è stato un momento in cui il mondo che ci eravamo costruiti attorno è crollato, improvvisamente. Come un castello di sabbia che perde i suoi granelli più puri. Parla di questo il romanzo della giovane scrittrice Sara Nucera, “I due volti di una vita” (Atlantide Editore). Un viaggio in quel momento che tutti abbiamo vissuto, nelle fragilità e debolezze, nei sogni spezzati, negli amori contrastati. Nell’adolescenza. Alice è un’adolescente, appunto. Ma è anche la rappresentazione dell’adolescente che siamo stati, è l’incarnazione di un passato che ci insegue e si tramuta in qualcosa di dolce, ma a volte di nostalgico. Un amore perduto, un amore “malato”, il bisogno di essere ascoltati, e soprattutto capiti.

Il bisogno di essere nuovamente sé stessi. Il bisogno di aver bisogno. Il romanzo di Sara è una ventata d’aria fresca, la scoperta di ciò che siamo stati e di ciò che ci rende simili agli altri.

Lo stile è semplice, come semplice è l’anima di chi scrive, come semplice diventa l’anima del lettore che, immedesimato completamente nelle vicende dei personaggi, riesce a ricordare com’era il mondo quando tutto sembrava essere finito, e poi è ricominciato. Dall’inizio, come la prima volta.

Lascio la parola a Sara Nucera, con l’augurio più grande di proseguire in questo meraviglioso percorso.

 


D: Come nasce l’idea per “I due volti di una vita”? Cosa ti ha dato l’ispirazione?
R: L’idea di “I due volti di una vita” nasce dalla necessità di scrivere, di mettere le parole nero su bianco. L’ispirazione di per sé la devo alla voglia di raccontare agli adolescenti che la vita può essere presa alla leggera, che i problemi sono superabili e che il dialogo è importante, temi che poi affronto nel mio libro.

D: Alice, la protagonista, è un’adolescente come tante, alle prese con i problemi di tutti i giorni. Quanto c’è di autobiografico tra queste pagine? Riconosci la tua adolescenza nel suo personaggio?
R: Alice è la protagonista, il personaggio a cui ho dedicato tutto il romanzo visto che è anche il narratore della storia. E’ un’adolescente come tutte le altre, alle prese con i problemi che tutti noi abbiamo passato (chi più, chi meno) nell’arco della propria adolescenza; perciò sarei ipocrita se dicessi di non aver niente in comune con la protagonista. D’altro canto il romanzo non ha nulla di autobiografico, ogni personaggio è stato studiato ed incastrato perfettamente all’interno della storia con un ruolo preciso all’interno della narrazione.

D: Ciò che colpisce particolarmente è la scelta della copertina del tuo libro. Spiegaci brevemente il suo significato e cosa rappresenta per te.
R: Come ho già detto, la storia è stata studiata nel dettaglio e la copertina fa parte di questo grande disegno, tanto che viene capita soltanto dopo aver letto il libro. Per questo mi dispiace ma non posso aggiungere di più; mi limito a dirti che rappresenta una parte fondamentale con un duplice significato: l’emblema di chi la vede per la prima volta e la soluzione dopo aver letto fino all’ultima pagina.

D: Come definiresti il legame tra Alice e Mario e cosa pensi che abbia portato alla rottura del loro legame?
R: Il legame tra Alice e Mario è un rapporto complicato, un amore e odio che porta alla fatica di separarsi, nonostante la separazione sia la cosa più giusta da fare. Mario è il primo personaggio maschile che si trova nella narrazione e rappresenta il primo problema adolescenziale che tutti passiamo a quell’età: l’amore non corrisposto, la paura di soffrire e la paura che si prova a restare soli quando finalmente si riesce a mettere un punto ad una storia che tutto era tranne che sana.

D: Secondo te, di cosa ha bisogno un adolescente per trovare la forza di rialzarsi e continuare il percorso che aveva immaginato per la sua vita?
R: Mi dispiace ma non ho una risposta precisa a questa tua domanda; forse l’unica cosa che posso dirti con certezza è che la soluzione è dentro sé stessi. Bisogna guardare dentro di sé, analizzare le paure e le sofferenze ed accettarsi. Solo questo può dare la forza per andare avanti. Come si dice, è una legge della natura :”Toccato il fondo non si può che risalire.” Perciò il mio consiglio riassumendo è questo: guardate  dentro voi stessi accettate le sofferenze e trovate una soluzione per andare avanti. Niente è per sempre: neanche la sofferenza.

D: Credi nel destino e come pensi si possa riconoscere?
R: Sinceramente non credo nel destino; sono piuttosto scettica a questo riguardo. Ognuno è artefice del proprio destino e quindi della propria vita; bisogna solo rimboccarsi le maniche e perseguire i propri obiettivi con determinazione.

D: Cosa vorresti trasmettere al lettore attraverso queste pagine?
R: Ciò che mi piacerebbe restasse al lettore sono le emozioni; mi piacerebbe che si immedesimasse nei personaggi a tal punto da percepire i loro sentimenti, le loro sensazioni.

D: Quali sono i tuoi futuri progetti in merito alla promozione del tuo romanzo?
R: Sto organizzando un “tour” di presentazioni in giro per l’Italia per promuovere il mio romanzo; inoltre sto pensando di realizzare un formato ebook del libro anche se fino ad oggi sono stata contraria, ma capisco che i giovani d’oggi preferiscono leggere con il kindle, piuttosto che con il cartaceo.


 

Ringrazio Sara Nucera per la sua collaborazione e per il tempo che mi ha donato, augurandole di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.

 

Recensione e intervista a cura di Stefania Meneghella

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