
Rischio nucleare a causa del caldo - (kosmomagazine.it)
L’estate sta mettendo a dura prova i sistemi energetici europei. Occorrono misure preventive, per evitare danni che sarebbero catastrofici
In un contesto di cambiamento climatico sempre più evidente, anche l’energia nucleare – considerata da molti come una risorsa stabile e sicura – mostra segni di vulnerabilità. A testimoniarlo è la decisione di Francia e Svizzera di ridurre o sospendere l’attività di alcune centrali nucleari a causa delle temperature estreme che stanno colpendo i corsi d’acqua utilizzati per il raffreddamento dei reattori.
Il funzionamento delle centrali nucleari si basa anche sulla disponibilità di acqua fredda, spesso prelevata da fiumi o laghi, per raffreddare i reattori e dissipare il calore prodotto. Tuttavia, quando l’acqua raggiunge temperature troppo elevate, il processo di raffreddamento diventa inefficiente e persino pericoloso. Inoltre, reimmettere acqua calda nei fiumi rischia di danneggiare gravemente l’ecosistema acquatico. È proprio questo il caso che si sta verificando in queste settimane in diverse località di Francia e Svizzera, dove le soglie di temperatura massima dell’acqua sono state superate.
Il rischio nucleare
In Svizzera, la centrale nucleare di Beznau, una delle più antiche d’Europa, situata lungo il fiume Aare, ha dovuto spegnere uno dei due reattori. L’altro funziona solo al 50% della capacità. Il motivo è semplice: il fiume ha raggiunto una temperatura di 25°C, il limite massimo imposto per legge per proteggere la vita acquatica. L’azienda Axpo, responsabile della centrale, ha confermato che si tratta di una misura preventiva per rispettare gli standard ambientali.

Va ricordato che la Svizzera ha stabilito l’uscita graduale dal nucleare, ma intende mantenere attivi gli impianti esistenti finché rispetteranno le normative di sicurezza. Tuttavia, eventi come questo accelerano il dibattito sull’opportunità di investire in fonti alternative.
La situazione non è diversa in Francia, dove l’energia nucleare rappresenta circa il 65% della produzione elettrica. A Golfech, nel sud-ovest del Paese, la centrale è stata temporaneamente fermata a causa dell’elevata temperatura del fiume Garonna, arrivata quasi a 28°C. In altri casi, come nelle centrali di Bugey, Tricastin, Saint-Alban e Blayais, le autorità hanno autorizzato deroghe temporanee che permettono lo scarico di acqua calda oltre i limiti normalmente consentiti.
Queste concessioni, valide fino all’11 settembre 2025, sono state giustificate dal bisogno di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico in un periodo di alta domanda, ma hanno sollevato numerose preoccupazioni ambientali.
Il quadro che emerge è quello di un paradosso energetico: nei periodi di massimo consumo elettrico – come l’estate, per via dei condizionatori – la produzione nucleare subisce tagli proprio per motivi climatici. E mentre aumentano le necessità di energia, si riducono le possibilità di produrla in sicurezza.
Le ondate di calore non sono più eventi eccezionali, ma stanno diventando la norma. In passato, episodi simili si sono verificati già nel 2018 e nel 2022, ma mai con l’intensità registrata quest’anno.
Questo scenario impone una riflessione sul futuro dell’energia in Europa. Le difficoltà incontrate dalle centrali nucleari dimostrano che nemmeno una fonte ritenuta stabile può dirsi immune ai cambiamenti climatici. Di fronte a questo contesto, cresce la spinta verso fonti rinnovabili, come il fotovoltaico e l’eolico, che non dipendono da risorse idriche per funzionare e risultano più resilienti alle condizioni estreme.