Il filo dei sentimenti


Oggi ospitiamo nelle nostre pagine l’autrice Franca Adelaide, che ci parlerà del suo libro “Elissa e altri racconti”, una raccolta di racconti, appunto, apparentemente distanti tra loro, ma che si conciliano in un unico filo conduttore, trasformato poi nello sguardo del lettore.
La finalità è la ricerca dell’io più profondo, che conduce alla scoperta di sé stessi; una raccolta che tratta dunque un viaggio verso il proprio inconscio e verso la propria vita remota, vista ad occhi chiusi sotto forma di ricordi. A volte si scorgono immagine fantasiose, altre volte maggiormente reali.

Ma in ogni parola, viene rappresentato il mondo dell’autrice che cerca di dare voce a sé stessa.

Lo stile è semplice, puro, dolce, come l’anima di chi scrive; a volte, si scorgono tematiche d’amore, altre volte di libertà, altre volte ancora sembra quasi l’autrice parli in prima persona di ciò che è la sua esistenza.

Lascio la parola a Franca, con l’augurio di buona lettura!


 

D: Dove nasce l’idea per questo libro?
R: L’ idea della silloge nasce da una esigenza di raggruppare insieme tutto quello che di narrativo ho scritto da quasi 20 anni a questa parte.

D: Come sei giunta alla decisione di creare una raccolta di racconti che, sebbene apparentemente diversi, appaiono comunque collegati tra di loro?
R: I racconti presentano un collegamento relativo alla tipologia. Sono tutti racconti di analisi, diversi nella trama, nella genesi ma tutti, proprio tutti, ruotano attorno al cardine della ricerca interiore.

D: Soprattutto nelle storia iniziali l’ambientazione è in un mondo fantasioso, quasi immaginario. Quanto c’è di quel mondo dentro di te?
R: “Il Pellegrino”, la storia che apre la trilogia è quella a me più cara. Rappresenta il mio percorso interiore, le mie domande , le mie risposte. Il pellegrino sono io, siamo  tutti, sono tutte quelle persone che considerano la vita come un cammino .

D: Il racconto principale e finale, come si evince anche dal titolo, è “Elissa”. Come definiresti la protagonista?
R: Elissa è una donna che , attraverso la sofferenza, riconosce che, non c’è vita le cui radici non vadano ad incontrare altre radici nel buio della terra. E’ una donna che, arrivata a tale brandello di conoscenza, sente ugualmente la fatica che il cammino interiore le è costata.

D: Spiegaci il legame tra i tre racconti che compongono il tuo libro: “Il pellegrino”, “Il graal di Elexel” e “Elissa”. Quali sono le loro analogie e differenze?
R: La trilogia di apertura rappresenta un percorso che giunge alla consapevolezza che il creato è UNO: noi tutti siamo una cosa sola e che la nostra fragilità di esseri umani spesso ci costringe a delle battute d’ arresto. Ma, fortunatamente, la storia continua…

D: C’è un racconto da te descritto a cui sei particolarmente affezionata?
R: Il mio racconto preferito è “Il pellegrino”.

D: Molto interessante è anche la parte finale del tuo libro che tu chiami “Storie inventate di personaggi reali”. C’è un’attenta e dettagliata spiegazione in merito a questa tua decisione?
R: Cosa, in una storia, è reale e cosa è inventato? In ogni racconto , storia e invenzione si intrecciano per creare qualcosa di nuovo, qualcosa che è la parola scritta, appunto.

D: Senza rivelare nulla sul finale, qual è il tuo legame con il racconto “Eusina”?
R: Eusina rappresenta il mio legame con la mia età giovanile. Eusina è il racconto che segna il passaggio dalla scrittura poetica della mia adolescenza alla narrativa. Tra “Eusina” e “Il pellegrino” passano quasi 20 anni, i miei 20 anni di silenzio che fanno da spartiacque tra la poesia e la narrativa, genere che coltivo tuttora.

D: Cosa speri di trasmettere ai lettori?
R: Attraverso i miei scritti vorrei ricordare e far ricordare che, dietro misteri e regole e anche dietro questa nostra era tecnologica imperante …c’è l’uomo con la sua prepotente e invincibile ansia di comunione con i propri simili e con il TUTTO.

Ringrazio Franca Adelaide per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandole di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.

 

Recensione e intervista a cura di Stefania Meneghella

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