Regista, sceneggiatore, attore


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Luca Vecchi


Regista, sceneggiatore e attore. Insieme a Matteo Corradini e Luigi Di Capua, Luca Vecchi è il fondatore del collettivo “The Pills“, nato nell’estate del 2011. Il collettivo è diventato celebre grazie alla web serie omonima che ha debuttato su YouTube nello stesso anno, diventando immediatamente fenomeno del web. Dopo il successo ottenuto anche con la seconda stagione, nel 2014 la serie approda su Italia 1. Nello stesso anno, The Pills sono autori insieme a Matteo Rovere, Luca Ravenna, Sydney Sibilia e Daniele Grassetti della serie tv “Zio Gianni” in onda su Rai2.

Oggi Luca è con noi per parlarci di un progetto nuovo, che sta già riscontrando un grande successo. “Hooked” – questo è il suo nome – parla di cose vere e di insegnamenti da cui spesso sembriamo scappare. Ma parla soprattutto del futile bisogno apparente dei giovani di rifugiarsi in un mondo che non gli appartiene, un mondo che si può distruggere attraverso chiare forme di sensibilizzazione.

Lasciamo la parola a Luca Vecchi con l’augurio di proseguire in questo meraviglioso percorso.


 

D: Il tuo debutto avviene con i The Pills nel 2011. Come nasce l’idea per questo progetto?
R: Nasce da un bisogno di far parte di un’industria che voleva far a meno di noi a tutti i costi. The Pills nasce come workshop di ragazzi che volevano in qualche modo cimentarsi con il videomaking e la fiction nel senso più ampio del termine. Magari dando ai nostri coetanei qualcosa di più vero e sincero rispetto alla stragrande maggioranza dei prodotti nel palinsesto televisivo, che parlavano fondamentalmente di contesti da salotto borghese alla quale contrapponevamo un’attitudine più street. Un po’ come il rap americano. Un DIY che voleva sostituire un’industria stantia.

D: Più recente è invece il tuo ultimo lavoro “Hooked”. Ti va di parlarcene? Come nasce l’ispirazione?
R: Nasce dal bisogno di volermi cimentare con un registro un po’ più dark e dalla volontà di narrare la vita notturna e le differenti bestie notturne e borderline che popolano le periferie di notte. Parlare delle sostanze in voga tra i miei coetanei. Il mondo della droga e della tossicodipendenza non è molto raccontato. Spesso si tende ad ignorarlo e a far finta che i tossici da SerT non esistano.

D: Ti sarebbe piaciuto che “Hooked” avesse potuto avere più spazio?
R: Molto. Sì. Informando e dando spazio anche alla prevenzione, oltre al mero intrattenimento. Purtroppo i palinsesti in cui collocarlo non sono molti.

D: Cosa speri i giovani possano comprendere guardando il tuo elaborato?
R: Che possano responsabilizzarsi, non cedere all’abuso e capire cosa stanno assumendo prendendo le dovute precauzioni. Lo scorso anno un ragazzo per dell’ecstasy ci ha rimesso le penne al Cocoricò. Se solo avesse saputo che bisogna non assumerne troppa, non sacrificarsi in spazi poco arieggiati e reidratarsi spesso, forse non ci avrebbe lasciato la pelle. Il problema è che non esiste bugiardino per le sostanze stupefacenti. Ma qual è la differenza tra farmacodipendenza e tossicodipendenza? Che non sai da dove arriva e cosa trovi nel taglio. Sempre di dipendenza parliamo.

D: Come pensi di essere cambiato da quando eri un esordiente ad oggi?
R: Dispongo di diverse ore di volo e sono in grado di passare da uno stile guerrilla ad uno più tradizionale. Mi sono formato nel videomaking a tuttotondo, quindi sono molto versatile. Solo un po’ più stanco: sembra sempre tu debba dimostrare tutto daccapo. La mia unica frustrazione.

D: Quanto è stato difficile discostarti dal genere nel quale finora ti eri cimentato?
R: Ho prodotto anche molte altre cose di differente natura. Virali commerciali, cortometraggi, videoclip. Sto cercando di differenziare. ogni registro è affascinante a modo suo ed ogni storia ha bisogno di un differente linguaggio. Ma sempre di raccontare una storia si parla. È istruttivo.

D: Pensi di continuare a usare il genere della black comedy per un tuo futuro elaborato?
R: Spero di cambiare sempre. Crescere vuol dire anche questo. Mi piace raccontare usando la macchina da presa. Non importa cosa.

D: Su cosa piacerebbe trattare un tuo prossimo lavoro? C’è un tema in particolare che ti piacerebbe affrontare?
R: L’eutanasia o la depressione psicologica.

D: Come si definisce Luca Vecchi al di fuori del suo lavoro?
R: Una persona assai malinconica. Non si direbbe.

D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Avere la possibilità di girare un secondo lungometraggio.


Ringraziamo Luca Vecchi per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e sorprendersi.

 

Presentazione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti

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