Ognuno di noi possiede due case: la prima, la più urgente, è quella in cui il corpo trova rifugio; la seconda, la più importante, è quella in cui è l’anima ad abitarci.
La seconda casa può mutare da soggetto in soggetto, fino a diventare l’unico elemento necessario su cui è costruita la propria vita. Sono migliaia le seconde case esistenti nel mondo, sono innumerevoli le emozioni che l’anima può avvertire ma, tra questa varietà di abitazioni, c’è una in particolare in cui il mondo si priva di significati se posto dinnanzi ad essa.
Questa seconda casa prende il nome di teatro.

Perciò oggi è con noi Andrea Dianetti, regista, doppiatore, conduttore, cantante e attore. Andrea intraprende i suoi primi studi frequentando corsi di danza e di arte drammatica presso l’Accademia Gigi Proietti. La sua carriera inizia però in tv, dove, appena maggiorenne, entra nell’Accademia di Amici nella categoria Recitazione, per ritornare nella trasmissione Mediaset da attore professionista nel 2008. Negli anni successivi, interpreta vari ruoli televisivi come “Camera Cafè”, “I Cesaroni”, “La ladra”, “Un medico in famiglia”, “I delitti del cuoco”. Nel 2009 è invece co-conduttore, insieme a Carolina Benvenga, del programma “Staraoke”, in onda su canale Cartoon Network e nel 2010 su Boing. In contemporanea, ha luogo la sua prima esperienza discografica duettando nel singolo “Come nessuno” con la cantante Alexia. Ma.. in tutto il periodo, Andrea vive di teatro non abbandonando la sua seconda casa. Nel 2006 debutta in scema con il Musical “Lungomare” e, a soli 19 anni, scrive, dirige e interpreta il one-man-show “Zitto sa.. o non ti televoto” che, parte da Roma, raggiunge poi Firenze e Milano. Dal 2007 al 2008 è tra i protagonisti del musical di successo “A un passo dal sogno”, susseguito da numerosi spettacoli teatrali di grande spessore. Intanto, continua la sua formazione artistica frequentando il “Gloria Gifford Conservatory”, il Laboratorio teatrale cinematografico di Massimiliano Bruno, che lo porterà sul palco con lo spettacolo “Paspartù” e l’”Atelier” di Giorgio Albertazzi. Dal 2010, si dedica invece al doppiaggio, lavorando in serie come “CSI: Scena del crimine”, “CSI: NY”, “CSI: Miami”. Approdato poi nel cinema, partecipa al Torino Film Festival, al Festival di Cannes e al Giffoni Film Festival; insieme a Ricky Tognazzi e Francesco Pannofino è nel cast di “E la vita continua”, cortometraggio del 2012 sulla donazione degli organi.

Lasciamo la parola ad Andrea, con l’augurio più grande di continuare ad abitare in quella casa con tutta l’anima che ha in corpo.


D: Come nasce la tua passione per il mondo dello spettacolo?
R: Da quando sono piccolo mi sono sempre divertito a fare improvvisazioni e intrattenere i miei compagni; ricordo che mentre loro preferivano giocare a calcio, io investivo tempo in questa passione. Con il tempo poi ho avvertito la necessità di condividere qualcosa con il pubblico.

D: Hai deciso di partecipare non appena maggiorenne in veste di attore al reality “Amici” di Maria De Filippi. Quali erano le tue aspettative in merito?
R: Non mi aspettavo minimamente di entrare. Tutto è andato ben oltre di ciò che immaginavo poiché alla fine del percorso mi sono ritrovato in finale.

D: Guardandoti ora cosa penseresti vedendo quel percorso? In quali aspetti ti trovi cambiato?
R: Sicuramente ero molto meno paziente, a volte un po’ sfacciato e permaloso ma avevo anche una spensieratezza che mi rendeva molto più tranquillo; alla soglia dei trent’anni mi definisco cambiato in tanti aspetti.

D: Hai partecipato poi in serie tv come “Camera Cafè” oppure in parti minori ne “I Cesaroni”. Di questo tipo di esperienza televisiva quale ti è rimasta più impressa e perché?
R: Camera Cafè perché è stato un esercizio di stile poter esprimere tanti concetti con estrema velocità guardando sempre la telecamera verso l’alto e non avendo, quindi, la possibilità di guardare ciò che c’era intorno.

D: Durante questi anni hai avuto modo di metterti alla prova in tutti i campi tra cinema, televisione sia in veste di attore o doppiatore che di conduttore, teatro e anche web series. In quale ambito senti di riuscire a esprimere a pieno te stesso e che quindi più ti appartiene?
R: Riesco ad esprimermi maggiormente quando ho un contatto con il pubblico in modo diretto. I ruoli che più mi si addicono quindi sono quelli da attore e da conduttore; sono un po’ uno “showman”.

D: Quali sono le lezioni più importanti che hai imparato attraverso gli studi con Gloria Gifford e successivamente con Giorgio Albertazzi?
R: Sono due personaggi completamente diversi: uno è una colonna portante del teatro italiano da poco venuto a mancare, l’altra un’esperta di cinema americano. La cosa che li accomuna è la costanza e il concentrarsi sull’obiettivo senza mai cambiare strada; una lezione che ho voluto mettere in pratica io stesso.

D: Hai inoltre effettuato esperienze di doppiaggio in serie come: “CSI: Scena del crimine”, “CSI: NY”, “CSI: Miami” e “Galis” una serie Tv in onda su Planet Kids di Sky. In cosa credi il doppiaggio possa aiutare negli altri ambiti artistici?
R: Il doppiaggio aiuta nella comunicazione, nell’espressione e nel sostegno della voce, bisogna far arrivare l’intenzione che l’attore che si doppia vuole trasmettere. Definisco il doppiatore come un attore prestato ad un altro attore.

D: Qual è un’esperienza che non hai ancora avuto modo di provare nel mondo dello spettacolo ma che ti piacerebbe tentare?
R: La radio, credo di esserci molto portato, forse più di altre cose. E’ un’esperienza che già ho avuto modo di provare ma con la quale vorrei avere nuovamente l’occasione di confrontarmi.

D: Quali sono i consigli che vorresti dare a chi come te decide di avvicinarsi ad un mondo tortuoso quanto affascinante come quello dello spettacolo?
R: Consiglierei di fare i conti con loro stessi, di studiare ed inseguire il proprio sogno. L’elemento fondamentale è il talento, si può solo migliorare da lì in poi.

D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Sarò in scena al teatro di Roma dal 27 settembre al 9 ottobre con uno spettacolo chiamato “Claustrofobia”, una black comedy molto divertente con Gabriele Carbotti e Fabrizio D’alessio per la regia di Alberto Ferrari. Ne vale veramente la pena vederlo: il teatro ha bisogno degli spettatori, ma sono soprattutto gli spettatori che hanno necessità del teatro.


Ringraziamo Andrea Dianetti per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, con l’augurio più grande di continuare ad abitare in quella casa con tutta l’anima che ha in corpo.

Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro

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